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A Ravenna, il 19 febbraio 2022, un moto di sdegno popolare per una sentenza che ha scosso le coscienze di un'intera città.

Uno schiaffo ai sentimenti d'una città intera. È questo il risultato  che ha prodotto la sentenza che ha rimandato assolti, «perché il fatto non costituisce reato», due uomini che hanno stuprato Adele (nome di fantasia) "colpevole" di aver bevuto qualche bicchiere di troppo.

 

Come ha ricordato la legale del foro di Ravenna, Elisa Cocchi - che ha definito la sentenza :«retaggio patriarcale, secondo cui le condotte dei maschi abusanti vanno giustificate» - ad Adele si riserva il ruolo di vittima che dopo aver subito l'estrema violenza come donna, subisce una nuova violenza, questa volta dallo Stato che non solo non esercita il ruolo repressivo assegnatogli dalla comunità verso chi ha esercitato la violenza, ma si accanisce vieppiù contro la vittima: colpevole di essere donna; di aver bevuto, di essersi vestita come le piaceva, di non essere riuscita a dire un forte e sonoro "NO", perché non ce la faceva fisicamente e ha rimandato impuniti i prepotenti e arroganti autori della violenza su di lei.

 

Un processo che si conclude con la condanna - per quanto indiretta - della vittima che, nonostante i buoni propositi di chi sta tentando di rendere Ravenna una città accogliente, è costretta a partire; a lasciare la comunità e trovarsi in un "non luogo" solitario e crudele. Un ostracismo della vittima che nessuna nuova sentenza potrà rimuovere.

 

Per Adele e le altre, ieri, le associazioni, i centri antiviolenza, i movimenti delle donne di tutte le organizzazioni cittadine hanno chiamato a raccolta la città e Ravenna ha risposto.

C'erano i ragazzi studenti medi - in piazza e alle finestre delle scuole - insieme maschi e femmine mescolati ai vecchi "marpioni" della politica e a singoli cittadini che non ce l'hanno fatta a restare a casa in silenzio a covare il rancore.

Persone di ogni tipo che hanno capito che "restare umani" significa garantire il diritto di tutte le persone a vivere serene e lontane dalla violenza. Ma soprattutto hanno deciso che per essere umani, il primo dovere sia la solidarietà verso chi ha subito violenza che deve essere espressa in ogni momento: di fronte ad una legge palesemente sbagliata così come ad una sentenza più violenta dell'atto che avrebbe dovuto reprimere.

 

Noi c'eravamo! Abbiamo partecipato gridando il nostro "BASTA"! Schierandoci con Adele perché: «Se non ti dico SI è sicuramente un NO. E se non posso dirti un SI è certamente un NO. E se ti stai divertendo solo tu: È sicuramente un NO!».

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